#33 Costumi da bagno e altre ossessioni
Ovvero: la ricerca che dovreste fare voi, ma che ho fatto io.
La mia capacità di ossessionarmi alle cose è direttamente proporzionale alla mia spietatezza verso le eccezioni. Perché una una volta assaggiata la verità assoluta non c’è più spazio per le digressioni. Sto forse parlando dei Misteri di Fatima? No, ovviamente, ma di problemi ben più gravi e tangibili. Nel caso non ve ne foste ancora accorti, il mondo sta andando a rotoli: sta letteralmente prendendo fuoco, mentre i diritti civili più basilari vengono calpestati, i ricchi mandano al collasso le economie e incolpano i poveri, e fare la guerra è più in voga del padel. Vogliamo aggiungere i vostri osceni costumi di SHEIN alla lunga fila di catastrofi che stanno colpendo la Terra? Non rispondete, è una domanda retorica.
Negli anni, ho sempre notato una certa renitenza all’acquisto di costumi da bagno di qualità. In qualche modo, questi piccoli ritagli di stoffa nascono consapevoli di durare una sola stagione (dove per “stagione” si intende un massimo 3 mesi, a meno che non viviate ai Caraibi), mai di più. Conosco persone che hanno più costumi da bagno, che calzini. Nonostante la “nuova collezione” non sia mai davvero innovativa rispetto a quella dell’anno precedente, ogni anno bramiamo un costume nuovo e, per forza di cose, questa smania consumistica è solitamente sostenuta da prezzi modici e acquisti impulsivi.
Dal canto mio, ho risposto all’urgenza di acquistare diventando una persona tremendamente pigra. Pigra, insofferente e ossessionata dalla perfezione. Ho 2 bikini e 1 mutanda spaiata: forse quest’anno potrei arrischiarmi a comprarne un terzo, ma sono serena nell’affermare di aver trovato la mia formula perfetta per non sbagliare mai.
Intanto, esiste il costume perfetto?
Risposta breve: sì. Risposta meno breve: beh, dipende.
Cominciamo da qui: cosa significa “costume perfetto”? Quando ho scelto di concedere il riposo eterno ai costumi che avevo accumulato da ragazzina, acquistati per lo più alle bancarelle al mare, ho dovuto fare i conti con ciò che stavo cercando. Razionalmente. Da lunghe elucubrazioni, condite da sbuffi e complessi, hanno preso forma i criteri per il mio costume perfetto:
Fit e comodità. Nessun trend, nessuna fantasia, nessuna personalizzazione può farmi vacillare. Essere consapevoli dei propri punti di forza e delle proprie debolezze è la chiave per sentirsi sempre al meglio (perché poi, diciamocelo, non è nemmeno che indossare il bikini sia questa pacchia). Forze e debolezze sono, a mio avviso, ampiamente soggettive: nessuno sa meglio di voi quali difetti vi vedete davanti allo specchio. Ragion per cui, rimetto a voi stessi il duro compito di individuarli e cercare le forme che più vi fanno sentire sicuri, comodi, a vostro agio. Nel mio caso, preferisco i bikini con il triangolino, evito le allacciature dietro al collo (comode come un giogo da traino) e scelgo slip un po’ sgambati (allungano la gamba, Dio benedica gli anni ‘80) senza lacci laterali.
Stile immutabile. Per evitare che un costume mi stufi da una stagione all’altra, scelgo stili piuttosto semplici: no volant, no stampe, no lacci e laccetti, no accessori di metalli scadenti. Questo non vuol dire che i miei costumi siano noiosi. Il fatto è che, di mio, ho una propensione irreversibile alla noia. Vorrei evitare di andarmele a cercare, capite? Si chiama “giocare d’astuzia”. Per me la formula “No fantasie, Sì dettagli carini” funziona bene.
Qualità. Vuoi che il costume sia perfetto addosso, anche quando ti tuffi e fai i balletti da sirena in acqua? Vuoi che sia comodo e non segni nei punti sbagliati? Vuoi che duri nonostante le lavatrici? La qualità si paga. “Più spendi e meno spendi” dice mia nonna, e lei ha tanti capelli bianchi.
“Ma io voglio cambiarmi tutti i giorni!”
Io lo so che già iniziate a grattarvi come un appestati all’idea di dover indossare lo stesso, monotono costume ogni anno. Sapete chi sono io per privarvi di un bikini leopardato coi volant? Proprio nessuno.
In realtà, a proposito di decluttering stagionale, abbiamo già esplorato la chiave della pacifica convivenza tra must-have/tendenze stagionali e i basici dell’armadio (qui, Atto Secondo e Terzo). I modelli “di tendenza” non dovrebbero occupare più del 10% del vostro assortimento, altrimenti ogni anno sarete punto e accapo. Butta e compra, compra e butta. Potete comprarli e potete persino privilegiare uno dei criteri sopracitati a scapito degli altri. Scegliete uno stile pazzo? Assicuratevi che abbia almeno un fit decente per non sembrare, che ne so, Moira Orfei a Gabicce Mare, e abbiate la decenza di non scegliere proprio la qualità più infima che offre il mercato. La seconda più infima potrebbe già andare bene. Ah, un elemento disturbante particolare è più che necessario: se ha i volant, magari evitate anche la stampa; se è stampato, evitate lacci e laccetti; se ha lacci e laccetti, evitate anche altre chincaglierie appese, e così via.
Fatte le dovute premesse, vi lascio una breve lista (mai del tutto esaustiva) di brand che ho adocchiato per questa (e tutte le altre) estati a venire. Bonus point: molti sono italiani, alcuni anche sostenibili!
Sotto i 100 euro
Alésia Concept Studio - io sono fedelissima ai modelli Tate e Daya, tessuto spesso che non traspare, ma non segna, resistenti, mille colori. Consiglio fortemente.
Island & Coco Bikini - già testati e approvati.
Makhoul - brand molto carino che offre le stesse fantasie in più modelli per poter combinare pezzo sotto e pezzo sopra a piacimento! Molto furbo.
Tra i 100 e i 200 euro
Bare Stockholm - modelli bellissimi nella loro semplicità, vorrei provare il modello Trin.
Clemence Mountain - selezione piccola, ma il modello Anchor mi chiama.
Lido Etcetera - costumi stupendi, niente da aggiungere, li comprerei tutti (assieme allo stacco di gamba delle loro modelle).
Velia Beachwear - adorabili i modelli con i bottoncini e quello con il fiocco, perfetto esempio di basico ma con dettaglio carino.
Heliophilia Club - fit MOLTO furbi per qualsiasi fisicità.
Latte The Label - nato come brand di intimo, ha una piccola selezione anche di costumi.
Sopra i 200 euro
Se andrete a Forte de’ Marmi, questo è il minimo che vi si possa chiedere. La ricerca, come vedete, è breve: io a Forte de’ Marmi non ci vado.
Du Ciel - un po’ osé, mi piace.
Altro dalla moda:
L’highlight della settimana? Sarah Pidgeon in poliestere puro (?) nei panni di Carolyn Bessette Kennedy nella nuova serie televisiva American Love Story. Icona di stile minimalista, antesignana del trend quiet luxury e costante ispirazione per brand come The Row, Carolyn Bessette Kennedy (moglie di John F. Kennedy Jr) è considerata la risposta americana a Lady Diana. O almeno, così si è detto in questi giorni di rivolte. Le immagini sul set mostrano l’attrice con indosso una gonna midi in satin, Converse e blazer in pelle: un look che, a guardarlo da lontano, sembra provenire direttamente dagli scaffali di Zara. Urla, grida di dolore, bestemmie e blasfemie sono state proferite dai fan di tutto il mondo di fronte a tale scempio. E circa un migliaio di articoli sono stati scritti per esprimere l’indignazione del globo terrestre.
Alla Milano Fashion Week Uomo primavera-estate 2026, Magliano ha scelto il linguaggio cinematografico per presentare la collezione Maglianic. Il designer ha presentato al Cinema Centrale di Milano un cortometraggio diretto dal regista Thomas Hardiman con la musica di Federico Chiari. I personaggi, vestiti Magliano da capo a piedi, si ritrovano a dover affrontare, ognuno a modo loro, una notte su un traghetto all’italiana. Una notte di amore, di musica, di ragionamenti sui tassi d’investimento e preghiere disperate al telefono. Una notte che culmina in un’alba gloriosa, malmessa, sotterranea. Mi ha rubato il cuore.
Anche per questa domenica è tutto. Vi avevo promesso argomenti più frivoli, quindi dovreste esserne contenti, piccoli ingrati. Fatemi sapere se acquisterete un modello di questa lista, i feedback sono sempre importanti.
Vi auguro una domenica splendente, da trascorrere all’ombra dell’aria condizionata.
Che la Signora sia sempre con voi,
Mars.